In mostra la storia dell'Arma dei Carabinieri


Ogni luogo del territorio italiano ha visto e vede tuttora la presenza viva dell’Arma dei Carabinieri, la cui opera si è fatta conoscere, apprezzare, stimare ovunque in Italia e all'estero. Nel corso dei quasi 200 anni della loro storia i Carabinieri hanno segnato il corso degli eventi al fianco dei cittadini, assistendoli, difendendoli, divenendo in questo modo parte integrante della nostra quotidianità.
Per celebrare l'operato dell'Arma e ricordare i momenti più significativi dalla sua istituzione ad oggi, l'Associazione Veicoli Storici Militari Emilia Romagna con patrocinii istituzionali di rilievo, ha progettato la mostra Nei secoli fedele allestita negli spazi della Sala Miceti di Imola (Bo) dall'1 novembre 2008 all'11 gennaio 2009.
Orario: dal giovedì alla domenica 10-12.30 e 15.30-18.30


Gli organizzatori della mostra Nei secoli fedele comunicano che al pubblico che parteciperà alla conferenza di sabato 10 gennaio, ore 17, dedicata a "I Carabinieri nell'ambito delle missioni di Pace" verrà fatto omaggio del pregevole catalogo della mostra e del calendario ad essa dedicato.

venerdì 9 gennaio 2009

Storia dei carabinieri: la Grande Guerra

Nel maggio 1915, nell’immediatezza della Grande Guerra, venne mobilitato il Reggimento Carabinieri; la forza complessiva era di 65 ufficiali e di 2.500 tra sottufficiali e truppa. A questa unità si aggiunsero un Gruppo Squadroni, 257 plotoni e 168 Sezioni, per un totale di 500 ufficiali e quasi 20.000 sottufficiali e carabinieri.
Il Reggimento ed il Gruppo Squadroni costituirono unità d’impiego, mentre le Sezioni ed i Plotoni vennero assegnati, per servizi di polizia militare, al Comando Supremo, all’Intendenza Generale, ai Comandi e alle Intendenze d’Armata ed infine ad ogni Comando di Divisione di Fanteria e Cavalleria. Presso quei reparti i Carabinieri agirono non solo nelle retrovie, ma anche nelle posizioni di prima linea, ai posti di medicazione, agli sbocchi dei camminamenti, nei punti di passaggio obbligato, lungo le strade e le direttrici di marcia delle truppe operanti.
I compiti loro assegnati erano: esecuzione dei bandi per i militari e per le popolazioni, recapito di ordini, servizi di sicurezza, polizia giudiziaria per i reati militari e comuni, vigilanza sanitaria, assistenza ai feriti, ordine interno dei centri abitati, sicurezza delle comunicazioni, prevenzione e repressione dello spionaggio.
I Carabinieri si confermarono all’altezza delle loro tradizioni, distinguendosi nelle battaglie dell’Isonzo, del Carso, del Piave, sul Sabotino, sul San Michele ed in particolare nei combattimenti sulle pendici del Podgora. Durante il conflitto caddero 1.400 Carabinieri; i feriti furono 5.000. A reparti e singoli militari furono conferiti: 1 Croce dell’Ordine Militare d’Italia, 4 Medaglie d’Oro, 304 d’Argento, 831 di Bronzo, 801 Croci di Guerra al Valor Militare, migliaia di encomi solenni.
Il 5 giugno 1920, per il complesso delle operazioni svolte nella I Guerra Mondiale, la Bandiera dell’Arma fu insignita della prima Medaglia d’Oro al Valor Militare:
“Rinnovellò le sue più fiere tradizioni con innumerevoli prove di tenace attaccamento al dovere e di fulgido eroismo, dando validissimo contributo alla vittoria delle armi d’Italia”.
Da allora, la data del decreto, 5 giugno, venne scelta per celebrare l’anniversario della fondazione dell’Arma.


Storia dei carabinieri: il primo centenario dell'Arma


Al traguardo del primo centenario della fondazione, il 13 luglio 1914, l’Arma dei Carabinieri si presentò nel pieno della sua efficienza, irrobustita dall’esperienza di 100 anni di attività in ogni settore della vita pubblica.
L’opinione pubblica, attraverso la stampa, manifestò all’Arma tutta la sua riconoscenza ed ammirazione. E’ interessante rileggere alcuni passi di quello che scrisse sull’”Illustrazione Italiana”, ormai 100 anni or sono, Alfredo Comandini:
“ Compiono domani, 13 luglio, i cento anni dalla istituzione del popolarissimo “benemerito” Corpo dei Carabinieri Reali. In questi tempi potrà parere, forse, un anacronismo commemorare l’istituzione di un Corpo che ha per sua missione principale e suprema la vigilanza perché siano mantenuti e rispettati l’ordine e la legge, limiti inevitabili di ogni libertà. Ma, grazie a Dio, nonostante le acquiescenze e gli scetticismi degli uni, i sovraeccitamenti e le calcolate aberrazioni degli altri, la gente che ama la libertà nell’ordine è ancora la maggioranza, non che in Italia, in tutto il mondo civile. Se in realtà è molto affievolito nelle coscienze il rispetto per quel carabiniere morale che si chiama da secoli e secoli Iddio, è tanto più vero che occorre ogni giorno viemeglio la presenza di quell’altro Domineddio di carne ed ossa che si chiama il “carabiniere” il quale fa mirabilmente l’ufficio suo…… Il popolo italiano serba sinceramente rispetto e gratitudine per questi caratteristici soldati, che nei piccoli paesucoli lontani sono gli unici rappresentanti dell’ordine, della legge, gli unici garanti della libertà e del diritto, i soli argini al prorompere dei malanni ed ai tentativi colposi…… Girano, a due a due, serii, calmi, cadenzati…… Carabiniere solo – dicono le ragazze del popolo – novità! Due: fortuna, marito. E quando i due buoni neri ragazzi si avanzano sul peso dei loro passi misurati un poco dondolanti e qualche fanciulla del popolo cammina loro incontro, essi, quasi inconsciamente, le aprono il passo, e la fanciulla, le fanciulle passano in mezzo, sorridenti e contente, a questo augurio di fortuna!Vi è in questo simpatico pregiudizio come la sintesi psicologica della simpatia, che accompagna da cento anni i Carabinieri, in mezzo ai quali, passano ogni giorno, fidenti, le simboliche figure dell’ordine, della legge, della libertà”.



Storia dei carabinieri: la campagna italo-turca

I Carabinieri svolsero con abnegazione ed efficienza i loro compiti, sia di carattere militare che di polizia, durante la Campagna contro i Turchi in Libia.
Il 29 settembre 1911 il Governo Italiano dette il via alla conquista della Libia ed il 5 ottobre successivo le prime truppe sbarcarono a Tripoli; al loro seguito c’era anche il Capitano Craveri con lo scopo di organizzare il servizio d’ordine e sicurezza.
Allo stesso modo, 4 Sezioni mobilitate vennero inviate in Tripolitania col Corpo di Spedizione del Generale Caneva.
Nei giorni successivi, i CCRR allargarono il loro dispositivo alla Cirenaica ed alla fine dello stesso mese di ottobre si intraprese l’organizzazione del servizio territoriale con l’istituzione di un Comando Superiore dei Carabinieri talché, di pari passo con i successi militari, si procedeva alla dislocazione delle Stazioni.
Ma i Carabinieri parteciparono anche a tutti i combattimenti ai quali fu interessato il Regio Esercito, certamente con piccoli reparti, ma con un eroismo e con uno spirito di sacrificio che contribuirono a scrivere pagine importanti della storia del colonialismo italiano: 4 militari dell’Arma caddero a Sciara-Sciat (23-24 ottobre 1911), mentre non si contarono vittime nel successo di Sidi Messri (26 ottobre); si fecero valere ad Ain Zara e Bir Tobras (dicembre). Occorre infine ricordare il contributo alla battaglia delle due Palme (12 marzo 1912) che registrò l’eroismo del Vicebrigadiere Bartolomeo San Lorenzo.
Il 4 e 5 maggio le truppe italiane sbarcarono anche a Rodi, occupando tutto il Dodecaneso; i Carabinieri, ed in particolare il Tenente Mattea, si distinsero nei combattimenti per la conquista del villaggio fortificato di Phitos.
Al termine delle ostilità l’Arma era ben articolata su tutto il territorio acquisito e la presenza dei Carabinieri a protezione delle principali attività sociali ebbe importanti ripercussioni politiche ed economiche, sia sul piano organizzativo dei nuovi territori, sia per il largo favore goduto da parte della popolazione.
Il complesso dell’opera svolta dall’Arma dei Carabinieri in Africa Settentrionale meritò alla sua Bandiera una Medaglia d’Argento al Valor Militare.

Storia dei carabinieri: il terremoto di Reggio Calabria e Messina

All’alba del 28 dicembre 1908, alle ore 5 e 21, ebbe luogo una prima tremenda scossa di terremoto che colpì Messina, Reggio Calabria e le fasce costiere settentrionali ed orientali della Sicilia. Messina, epicentro del sisma e del contemporaneo maremoto, subì una vera catastrofe.
Reggio e molti altri centri limitrofi alle due città riportarono danni gravissimi. Risultarono distrutti gli ospedali, le comunicazioni furono completamente interrotte e le macerie dei crolli sommersero ogni scorta alimentare.
Centinaia di migliaia furono gli abitanti morti o gravemente feriti, tra essi numerose autorità locali e 11 carabinieri della Stazione di Messina. La situazione creata dal sisma si rivelò immediatamente disperata.
L’Arma partecipò sin dall’inizio alle operazioni di soccorso, prima con i militari della Legione di Palermo e di Bari, poi con contingenti inviati da altre Legioni. Compito dei Carabinieri, oltre a quello di soccorrere i sinistrati e concorrere al ripristino dei servizi essenziali, fu di combattere i criminali, molti dei quali fuggiti dalle carceri distrutte, e particolarmente gli sciacalli, che cercavano di impossessarsi dei valori delle banche e di altri importanti Enti danneggiati dal terremoto.
Numerosi furono perciò i conflitti a fuoco con i malviventi, al punto che le autorità dovettero proclamare lo stato d’assedio, che perdurò nelle città di Reggio Calabria e Messina dall’8 gennaio al 14 marzo 1909.
L’opera dell’Arma, infaticabile ed eroica, fu premiata con la concessione alla sua Bandiera della Medaglia d’Oro di Benemerenza, espressamente istituita in tale occasione. La stessa decorazione venne assegnata anche al maggiore Carlo Tua ed al
vicebrigadiere Mario Realacci. 32 Medaglie d’Argento, 82 di Bronzo, sempre di Benemerenza, 33 menzioni onorevoli e 1.029 encomi solenni premiarono i particolari meriti di altrettanti militari tra ufficiali, sottufficiali e carabinieri che si prodigarono e si distinsero durante le drammatiche giornate di Reggio Calabria e di Messina.

Storia dei carabinieri: lotta alla criminalità a cavallo di due secoli

Alla fine del XIX secolo destava particolare allarme la recrudescenza della criminalità, soprattutto in Sardegna, con epicentro nel Nuorese, ove operavano con successo il Vicebrigadiere Gasco, piemontese, ed il Brigadiere Cau, sardo.
Dopo numerosi successi contro le agguerrite bande, la mattina dell’11 luglio 1899 si giunse all’epilogo finale con il gruppo che si riunì intorno ai fratelli Serra-Sanna, nell’aspra contrada di Morgogliai di Orgosolo. La scena si apriva con il Brigadiere Cau, camuffato da contadino e con un potente cannocchiale, che riuscì ad individuare il covo dei banditi e tracciò lo schizzo del luogo. Il comandante, Capitano Petella, chiamò a raccolta 150 carabinieri e 60 soldati, dando il via a quella che fu paragonata ad una “caccia grossa”. La capacità dei militari, in particolare del maresciallo Gasco, consentì l’eliminazione della feroce banda.
Al termine dell’operazione, il Brigadiere Cau ottenne la Medaglia d’Oro al V.M., mentre il Capitano Petella ed il Vicebrigadiere Gasco quella d’argento.
Ma anche il resto della Penisola subiva la recrudescenza della criminalità:
- il 24 ottobre 1896, nei dintorni di Capalbio (GR), 3 carabinieri riuscirono finalmente ad eliminare la minaccia del famoso bandito Tiburzi;
- il 1 novembre 1897, in provincia di Grosseto, i Carabinieri distrussero, nel corso di una vera battaglia, le bande Albertini, Menichetti, Ranucci ed Ansuini;
- in Calabria, nel 1899, ebbero qualche popolarità le gesta e la figura di Giuseppe Musolino che, evaso dal carcere di Gerace, durante la latitanza si rese colpevole di altri delitti; la sua cattura avvenne ad opera di militari della Legione di Ancona, nel 1901;
- anche in Puglia ci furono fenomeni sporadici di delinquenza organizzata; da menzionare la banda dei fratelli Frattaruolo, che negli anni 1895-1896 si insediò nel Gargano, acquistando presto triste fama; la banda fu sgominata da speciali squadriglie dopo lunghi servizi e numerosi conflitti a fuoco.
Furono quelli gli anni in cui i Carabinieri recitavano da protagonisti nelle pagine illustrate dei settimanali: non passava settimana che da qualche angolo d’Italia giungessero notizie dell’eliminazione delle più agguerrite bande criminali.

Storia dei carabinieri: la missione a Creta

Il 1° marzo 1886 nacque a Milano l’Associazione di Mutuo Soccorso fra congedati e pensionati dei Carabinieri: era l’antesignana dell’Associazione Nazionale Carabinieri, composta dai militari in congedo e da simpatizzanti dell’Arma che, ai nostri giorni, continuano anche una volta cessati dal servizio attivo a donare alla società il loro contributo attraverso opere di solidarietà e di protezione alle fasce più deboli.
Nel frattempo il Regno l’Italia si era sempre più inserito nelle vicende internazionali talché, quando la situazione nella piccola isola di Creta divenne incandescente, fu chiamato a contribuire con un proprio contingente di 600 uomini, tra i quali i Carabinieri comandati dal capitano Craveri, che favorirono la neutralizzazione del conflitto in atto tra turchi e greci.
La missione a Creta può essere considerata la prima delle missioni di peacekeeping di cui oggi i Carabinieri sono apprezzati protagonisti.
I Carabinieri operarono non solo per garantire l’ordine e la sicurezza pubblica, ma anche per costituire ed addestrare una Gendarmeria locale; il Capitano Craveri, grazie alla sua cultura ed alla sua abilità, riuscì a trasformare un territorio pericoloso e minato dalle rivalità etnico-religiose in un posto sicuro quanto una normale città europea. E fu sempre lui, assecondato dall’opera instancabile dei sui circa 100 subordinati, a marcare l’impronta duratura dei Carabinieri sulla Gendarmeria Cretese. I suoi successori (Caprini 1900-1903 e Monaco 1903-1906) saranno in grado di sedare la rivolta irredentista divampata il 23 marzo 1905, non solo riuscendo a riportare la calma, ma anche ottenendo la stima degli stessi capi dell’insurrezione.
Altri loro colleghi furono gli artefici della riorganizzazione della stessa Gendarmeria
ellenica e rimasero in Grecia fino al 1914. Perfino i Turchi furono colpiti dell’operato dei Carabinieri e li chiameranno nel 1904 a ristrutturare la Gendarmeria macedone.
Nell’ultimo scorcio del secolo e nei primi anni del ‘900 i militari dell’Arma fecero il giro del mondo per sedare la rivolta dei Boxer a Pechino (1900) e per offrire il loro aiuto alla nascita dei Carabinieri cileni (1909-1911).

giovedì 8 gennaio 2009

Storia dei carabinieri: in Eritrea

La presenza Italiana in Africa si può far risalire al 15 novembre 1865, data in cui la società ligure di navigazione “Rubattino” stipulò con i locali sultani il primo contratto, ispirato dal Governo, per l’acquisto della baia di Assab, in Dancalia.
Nel 1882 il Governo italiano assunse il possesso diretto di quella località e, nel maggio 1883, inviò ad Assab un nucleo di 4 carabinieri, agli ordini del Maresciallo Cavedagni, per istituirvi una stazione a tutela del traffico commerciale.
Per mantenere la sicurezza pubblica nella colonia, il sottufficiale si avvalse pure di indigeni, arruolandoli e dando vita alla figura degli “zaptiè”, cioè dei coloniali in servizio nell’Arma.
Nel 1885, poi, un piccolo Corpo di spedizione italiano sbarcò in Eritrea, a Massaua; del contingente facevano parte 10 carabinieri, agli ordini del tenente Amari di S.Adriano, che in seguito furono portati a 73 e costituirono un reparto denominato “Sezione Carabinieri d’Africa”. Purtroppo l’avventura coloniale fu densa di episodi tragici, quali l’eccidio di Dogali (1887), che comportarono il rafforzamento del dispositivo di occupazione e, per quanto riguarda i Carabinieri, la trasformazione della Sezione in Compagnia Carabinieri d’Africa, stanziata a Massaua.
L’attività dei Carabinieri Reali era particolarmente intensa: si trattava di operare in un ambiente culturalmente molto diverso nel quale, oltre ai normali reati, si dovevano fare i conti con le endemiche razzie e con l’attività dei predoni. I Carabinieri ed i loro zaptiè vissero in prima linea tutta l’avventura coloniale, condividendo i successi ed anche i rovesci (come la battaglia di Adua del 1896, alla quale partecipò il Capitano Amenduni con 20 carabinieri e 42 zaptiè), contribuendo alla stabilizzazione dell’autorità nazionale sull’Eritrea ed all’acquisizione del Benadir (poi Somalia), dimostrando notevole capacità professionale ed agile efficienza, qualità che consentirono loro di svolgere le funzioni informative e di sicurezza a favore di tutto il dispositivo italiano.
Intanto, il 14 marzo 1894, la Bandiera Nazionale veniva concessa alla Legione Allievi di Roma; essa diventerà la Bandiera di Guerra dell’Arma dei Carabinieri.

Storia dei carabinieri: Chiaffredo Bergia

Chiaffredo Bergia è il militare dell’Arma più decorato; la sua fama, ancor vivente, fu tale che egli divenne protagonista non solo dei fatti di cronaca della seconda metà del XIX secolo, ma anche delle fantasie popolari che lo individuarono come il simbolo della Giustizia in perenne lotta contro il male.
Nacque il 1° gennaio 1840 a Paesana (CN), in un’umile famiglia, e svolse il lavoro di facchino. A vent’anni chiese ed ottenne di far parte dei Carabinieri Reali; destinato alla Legione di Chieti quale carabiniere semplice, ebbe subito a che fare con le tante piccole masnade feroci che infestavano ancora il Meridione.
Promosso Vicebrigadiere, nel 1867 assunse il comando della Stazione di Campotosto (AQ), ove catturò, lo stesso anno, il famoso brigante Andriani. Nel 1868 fu la volta della banda Palombieri, sgominata nelle montagne tra le provincie dell’Aquila e di Teramo.
Nel 1870 lo troviamo a Vasto (CH) dove, al bosco della Dogliola, riuscì ad avere ragione della banda D’Alena e subito dopo anche di quella del famigerato Pomponio, che per quasi dieci anni aveva terrorizzato quelle popolazioni.
Nel luglio 1871, nella zona di Sulmona (AQ), con altri tre carabinieri cadde in un tranello organizzato dalla banda di Tola, ma con audacia e perizia riuscì a capovolgere la situazione ed a catturare il capo della masnada ed i suoi gregari.
Sempre nel 1871, venne promosso Maresciallo e nel 1880 addirittura Sottotenente; da ultimo, nel dicembre del 1891 conseguì il grado di Capitano. Si spense a Bari nel 1892.
Durante la sua prestigiosa carriera ebbe numerosissimi riconoscimenti non solo dalle autorità pubbliche ma anche di provenienza popolare. Tantissime le decorazioni ottenute, tra le quali spiccano una Croce dell’Ordine Militare di Savoia, una Medaglia d’Oro, tre d’Argento e due di Bronzo al Valor Militare.
Chiaffredo Bergia, come ebbe a scrivere un giornale dell’epoca “ fu prode fra i prodi, fu valoroso fra i valorosi; chi, come lui, raggiunse da umili principi meta gloriosa, e seppe solo per indomita virtù di animo segnare il suo nome fra i più benemeriti della Patria, deve servire di esemplare ricordo alla gioventù italiana”.

Storia dei carabinieri: verso Roma capitale

Una pagina poco nota della storia dell’Italia appena unificata – e molto importante anche per l’Arma – fu scritta nel 1866 con la rivolta del “sette e mezzo”, così detta dalla durata della sommossa che interessò Palermo e la Sicilia Occidentale. Il 15 settembre 1866, favorita anche dalla repulsione popolare per le pesanti norme imposte dal nuovo potere, le prime bande armate comparivano sulle montagne dominanti Palermo ed a centinai i ribelli calarono nei quartieri popolari.
Cera di tutto: evasi, disertori, ex impiegati borbonici, ecclesiastici espropriati ed anche mazziniani, saldati da un sordo odio antistatale. La “guerriglia” di Palermo poi si estese a Monreale, quindi a macchia d’olio a Misilmeri, Villabate, Bagheria.
La lotta fu cruenta e solo il 19 settembre, ripresesi dalla sorpresa, le forze dell’ordine passarono al contrattacco soffocando la rivolta; ma i Carabinieri, che più degli altri avevano subito il furore dei malintenzionati fino all’arrivo di un Corpo di spedizione, lasciarono sul terreno oltre 50 Caduti.
Ormai, però, l’obiettivo dell’unificazione di tutta la Penisola veniva perseguito senza sosta: all’alba del 20 settembre del 1870 le batterie d’artiglieria italiane batterono le mura di Roma e alle 9.45 si aprì il varco di Porta Pia. Quindici minuti dopo i Bersaglieri irruppero nella breccia: mescolate tra le truppe da assalto, entravano alla spicciolata anche le lucerne dei Carabinieri.
Ma il vero lavoro dell’Arma cominciò subito dopo l’entrata in Roma: in una settimana vennero eseguiti 192 arresti ed evacuati almeno 10.000 militari avversari. Appena dopo 12 giorni i CC.RR. furono chiamati ad organizzare la sorveglianza del plebiscito di annessione al Regno d’Italia: grazie alla loro opera le votazioni si svolsero senza incidenti. Nei tre anni successivi i Carabinieri furono in prima fila nella soluzione di tutti i problemi di polizia legati al trasferimento delle Istituzioni in una Capitale che si stava completamente ristrutturando.
Dopo che il Sovrano e la sua corte si insediarono nel Quirinale e dopo che anche il Parlamento si trasferì nella nuova e definitiva Capitale, venne ufficialmente creata, il 10 gennaio 1874, la Legione di Roma.
Il 30 settembre 1873, intanto, il Corpo dei Carabinieri Reali diventò ufficialmente “Arma dei Carabinieri Reali”.

mercoledì 7 gennaio 2009

Storia dei carabinieri: nascono i corazzieri

La carica di Pastrengo del 1848, oltre al suo significato strettamente militare, dimostrò anche come la scorta al Sovrano fosse fin d’allora affidata ai Carabinieri e come questi fossero ritenuti ben degni di assolvere i compiti speciali sin qui riservati alla Guardia.
Peraltro, già nell’aprile 1842, in occasione del torneo svoltosi a Torino per solennizzare le nozze del Duca di Savoia Vittorio Emanuele con Maria Adelaide di Lorena, era stato costituito, per la scorta d’onore, uno speciale Squadrone di Carabinieri Reali a cavallo, che venne poi disciolto a cessata esigenza.
Il 7 febbraio 1868, per ordine del Ministero della Guerra, vennero concentrati in Firenze 80 Carabinieri a cavallo, destinati come scorta d’onore al corteo reale che doveva formarsi allorquando la Principessa Margherita di Savoia, andando sposa al Principe Umberto, sarebbe entrata solennemente in città. I Carabinieri, nella circostanza, indossarono elmi e corazze che già erano stati impiegati in occasione delle nozze del Duca di Savoia.
Questa volta, però lo Squadrone formatosi in Firenze non venne subito dopo sciolto; fu invece destinato alla guardia degli appartamenti reali ed alla scorta d’onore alla persona del Re. Alla sua prima costituzione, l’organico prevedeva un Capitano comandante, 4 ufficiali, 9 sottufficiali e 69 carabinieri.
Tale reparto assunse, in breve volgere di tempo, varie denominazioni : “ Corazzieri”, “Guardie d’onore di S.M.”, “Carabinieri Reali Guardie del Corpo di S.M.”, “Drappello Guardie di S.M.”, “Carabinieri Guardie del Re”, nome questo che rimase sino a che durò la monarchia.
Quando la Real Casa, nel 1871, si trasferì da Firenze a Roma, la seguì un distaccamento di Carabinieri Guardie del Re al comando di un ufficiale subalterno. Formatasi la Legione Carabinieri di Roma, lo Squadrone passò a far parte della medesima e fu così riunito tutto nella Capitale, che ne divenne da allora la sede naturale. Caduta la monarchia, i Carabinieri hanno continuato a garantire la scorta e guardia d’onore al Presidente della Repubblica, assumendo di recente la denominazione ufficiale di “ Reggimento Corazzieri”.

Storia dei carabinieri: il brigantaggio

Nel 1860, quando i “Piemontesi” arrivarono nel Sud, apparvero a quelle popolazioni - storicamente abituate ad un alternarsi di dominatori – come nuovi usurpatori, talché poteva risultare anche patriottico opporsi in qualsiasi modo a questa nuova invasione; tutto, d’altronde, favoriva il brigantaggio: la grande povertà dei contadini, la rapacità di molti padroni, una certa immoralità più accentuata nelle classi dirigenti, poca necessità di lavorare per vivere, mancanza di strade. Su questa situazione intervennero ragioni politiche sostenute dalla Corte borbonica spodestata, finché non si pervenne al conflitto che richiese un tributo di Caduti superiore a tutte le guerre d’Indipendenza.
Contro le varie bande di briganti venne impiegato un esercito che raggiunse la cifra di 90 mila unità; l’Arma partecipò con una media di 4 mila militari (su un organico nazionale di 18.461 unità), nonché con oltre 2 mila militari schierati in Sicilia. L’impegno dei Carabinieri fu ricompensato con 1 Medaglia d’Oro al Valor Militare, 4 Croci dell’Ordine Militare di Savoia, 531 Medaglie d’Argento e 748 di Bronzo al Valor Militare.
Numerosi furono gli episodi tragici di quella che fu una guerra vera e propria, ma anche gli atti di eroismo:
- il 6 maggio 1862, a Monteleone (FG), il Brigadiere Pomero e 5 Carabinieri affrontarono una banda di 40 briganti che intendeva saccheggiare il paese;
- il 16 giugno 1863, a Martina Franca (TA), il Capitano Allisio, con una colonna di Carabinieri e Cavalieri, distrusse la banda del famigerato “Pizzichicchio”;
- il 10 dicembre 1863, a Montepeloso (MT), il brigadiere Reinino e pochi Carabinieri, sul punto di essere sopraffatti da 23 briganti a cavallo, caricarono alla baionetta, riuscendo ad avere ragione dei malviventi;
- il 13 marzo 1864, a Lagopesole (PZ), i Carabinieri e la Guardia Nazionale riuscirono ad aver ragione del feroce brigante “Ninco Nanco”.
I Carabinieri si distinsero nella lotta al brigantaggio non solo nella fase repressiva, ma soprattutto in quella preventiva svolta dalle Stazioni, mediante il servizio di informazioni, la cattura delle persone che favorivano i briganti ed ancora più con un’attività improntata sull’umanità ed il buon senso.

I Carabinieri nell’ambito delle missioni di Pace

Ultimi giorni di attività per la mostra Nei secoli fedele allestita alla Sala Miceti di Imola, che resterà ancora aperta fino all’11 gennaio.
Alle gesta dei Carabinieri in tempo di pace, o comunque non in conflitti che coinvolgano direttamente il nostro Paese, è dedicata l’ultima conferenza in calendario, che avrà luogo sabato 10 gennaio alle ore 17, come sempre alla sala Miceti, sul tema “I Carabinieri nell’ambito delle missioni di Pace”. Dal terremoto di Messina di cui è appena stato celebrato il centenario, fino ai giorni nostri – senza dimenticare i caduti di Nassyria – l’Arma ha sempre dato la massima espressione di sé nell’aiuto alle popolazioni civili, spesso in condizioni difficili e drammatiche, distinguendosi per la grande disponibilità ed umanità che l’ha avvicinata ancora di più alla gente.
E’ dal 1855 che i Carabinieri partecipano ad interventi umanitari e di supporto alla pace
all'estero, contribuendo sia come forza militare che in qualità di polizia. Ai tradizionali impegni di natura militare, si sono aggiunti, nel tempo, quelli di osservazione sul rispetto dei diritti umani, di addestramento, supervisione e consulenza per la ricostruzione delle forze di polizia e di ripristino o mantenimento dell'ordine e della sicurezza pubblica. I Carabinieri impegnati in missioni operative all'estero sono oggi oltre 600.
Attualmente l'Arma è impegnata nella missione ONU in Kosovo, in Libano, e a Cipro dove dal 2005 svolge compiti umanitari e di assistenza alla polizia locale nonché per concorrere al controllo della "zona cuscinetto" che separa il Nord turco dal Sud greco.
Per la NATO è impegnata sempre i Kosovo, con compiti di polizia militare nell'ambito dei Quartier Generali della NATO in Macedonia ed in Albania, inoltre impiega a Baghdad, dal 2007, una componente addestrativa altamente qualificata per l'addestramento della Iraqi National Police (INP) ossia la Gendarmeria irachena. Contribuisce alla missione in Afghanistan, in Bosnia - Erzegovina, Palestina, Rafah, nella Repubblica democratica del Congo, in Chad.